L’ebreo marocchino Steve Maman, intervista esclusiva parte I: “così libero Iazidi e Cristiani dall’Isis in Iraq e Siria”

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© Paola Farina e VicenzaPiu.com

In alcune puntate da oggi vi racconta la storia di Steve Maman la “nostra” Paola Farina, vicentina di religione ebraica, che lo ha sempre sostenuto, contro tutto e contro tutti, anche nei momenti in cui era molto criticato. La Farina sa che la sua unica forza sono gli amici, sui quali lei può sempre contare, che rispetta e dai quali pretende rispetto e con i quali, lo afferma con forza, ha un rapporto molto inviolabile… Buona lettura purchè senza pregiudizi e perchè cadano così anche i pregiudizi. Il direttore
Steve Maman, che vive a Montreal, dice “Abbiamo riscattato e salvato 140 vite umane dai territori Isis, assistito 25.000 persone in Kurdistan, portato 2.311 iazidi da Lesvos e Petra (Grecia) in Germania e abbiamo dato sostegno diretto a 1.400 iazidi nei Campi“.

Steve Maman dice “noi”, ma per onestà intellettuale devo dire che l’80% del lavoro l’ho ha fatto lui… e il mondo non lo sa, nemmeno il Vaticano. Se Steve non fosse stato un ebreo marocchino emigrato in Canada, ma un cattolico, il mondo lo avrebbe saputo? L’obiettivo era di riscattare più di 600 persone, ma Steve, mancando alcuni supporti, si è fermato a 140, un numero comunque enorme considerando tutti i problemi accorsi (qui il video “Full story: the Jewish Schindler”).

È in corso un nuovo disastro umano, che associa Memoria e futuro, tra l’indifferenza del mondo. Ma pochi sembrano rendersene conto, il Papa incluso. L’esodo forzato di molti cristiani e iazidi dal Medio Oriente e Nord Africa (come accadde agli ebrei…) avvenuto nel corso delle ultime guerre non conosce tregua.

Nel 2015 ho scoperto un uomo speciale, Steve Maman e scrivere di lui non è tanto facile. Ci sono momenti che possono essere scritti e momenti che proprio non devono essere scritti, altri percettibili. Steve Maman è una persona speciale e mi piace dirgli “tu sei per ricordare, per dimenticare, per essere“. Per ricordare quello che hai fatto e che stai facendo, per dimenticare le atrocità che hai raccolto e per essere quello che sei, alla faccia di quanti sparlano di te. Steve, maestro di vita perché insegna a quelli che hanno denaro che oltre al divertimento, bisogna pensare anche a quelli che hanno meno di niente (Steve Maman è il secondo da sinistra nella foto di copertina mentre pubblichiamo qui una prima photo gallery che completeremo nelle prossime puntate, ndr).
Come ti è venuta l’idea di aiutare il popolo Iazida, cristiano ed ebraico in Iraq e in Siria?
Da molti anni sono un collezionista e commerciante di auto d’epoca ed il mio lavoro mi ha portato a girare per il Medio Oriente e il Nord Africa. Avevo portato fuori dall’inferno alcuni cristiani assiri e li avevo mandati a Ankara. Credevo di aver fatto una buona azione e mi sentivo a posto con me stesso, quando un giorno mentre pagavo una vecchia macchina a Bagdad fui approcciato da un uomo che iniziò a raccontarmi che militanti dello stato islamico avevano cominciato una campagna di sequestri di donne e ragazze Iazide e cristiane, una minoranza religiosa presente nel Nord dell’Iraq, obbligandole allo schiavismo sessuale. Tutto il mondo ha dimenticato il dramma delle donne iazide, vittime dell’Isis, costrette in schiavitù, violentate e picchiate. Sono state sottoposte a torture innominabili. Queste sono le donne e le ragazze iazide, vittime invisibili dello stato islamico in Iraq principalmente ed in Siria, dimenticate dal resto del mondo che ha voluto chiudere gli occhi davanti a questa tragedia.
Quanto ti ha aiutato l’educazione ebraica a portare avanti questo tuo progetto e quanto ti ha sostenuto la tua famiglia, ovvero senza la tua educazione ebraica e senza il sostegno di chi ti ama, saresti riuscito in questa impresa?
Assolutamente no. L’ebraismo è stato ed è la colonna portante della mia vita. Quando ho saputo delle sofferenze delle donne iazide, ho pensato prima alle nostre sofferenze durante la seconda guerra mondiale e mi è venuto spontaneo pensare al concetto di Zadekà, verso il quale io sono stato educato, mia moglie è stata educata ed i miei figli sono stati educati. I termini di zadekà e carità potrebbero essere confusi, specialmente per quelli che non conoscono la religione ebraica, il significato del termine e lo stile di vita ebraico. La parola ebraica deriva dalla radice sedek, che significa giustizia o meglio fare la cosa giusta, che deve essere giusta ma non finalizzata.
Ti ho seguito, dall’inizio della tua attività e non sempre per te è stato facile, sei anche stato oggetto di feroci rappresaglie io e almeno altre mille persone, gente comune, ti abbiamo sempre creduto e sostenuto. Perché tanto accanimento contro di te?
Hai ragione e buona memoria, sei una buona lettrice. Alcuni Membri della Comunità Iazida, incluso Babasheikh Kherto Ismael, un leader spirituale Iazida e altri cooperanti in supporti umanitari hanno criticato il mio lavoro e mi hanno chiamato a una maggiore trasparenza e controllo della mia attività con le popolazioni di minoranza che fuggono dall’Iraq. Tu, Paola, hai viaggiato molto, conosci il Medio Oriente e il Nord Africa, hai visto un Libano sfracellato, hai vissuto sulla tua pelle la guerra del Kippur, hai visitato paesi come Siria, Iraq, Emirati… hai esperienza con il popolo libico e sai bene quello che divide Tripoli dalla Cirenaica… Tu sai quanto è difficile per una persona che non appartiene “alle loro tribù” trovare consensi. Un ebreo che aiuta Cristiani e Iazidi. Sembra quasi un’apocalisse. Io sono un ebreo marocchino e per tutte le persone che non conoscono la religione ebraica sembra impossibile che io possa mettere il mio cuore, la mia forza e il mio denaro a loro disposizione. Alla fine ogni cosa si è risolta, ho anche ricevuto una lettera di scuse da loro, ma puoi immaginare quanto io e la mia famiglia abbiamo sofferto per queste accuse prive di fondamento, fatte a me (in primis) e di conseguenza a tutti noi (ovvero chi ha collaborato in queste operazioni con lealtà e fatica).

Come riuscivi a riscattare le ragazze? Ovvero agivi tramite intermediari o direttamente. Chi sono questi intermediari e come operano. Non voglio nome e cognome… ma capire il meccanismo.
CYCI (The Liberation of Christian and Yazidi Children of Iraq) è un’organizzazione umanitaria privata e indipendente. Io non ho potuto interagire direttamente con gli uomini dell’Isis, ho dovuto passare tramite intermediari, persone del luogo. Alcune volte provo difficoltà a rispondere a te, Paola, perché tu conosci bene la strategia d’azione… ma capisco che tu vuoi una risposta da me. Io non potevo agire direttamente con i delinquenti e chiamarli delinquenti è già un complimento. Ho una grande famiglia e non ho alcun supporto governativo (soprattutto ora), mentre con il precedente Governo canadese Harper c’era un filo conduttore. Quando abbiamo cominciato la negoziazione pagavamo poco, poi 3.000 dollari a donna, ma le richieste sono aumentate e di volta in volta diventate più costose. Sfortunatamente questa è la legge del riscatto. La mia morale non mi ha consentito di abbandonare queste donne. Se io non avessi pagato i costi per liberare queste schiave, altre 140 persone sarebbero morte o sarebbero ancora nelle mani degli uomini Isis tuttora presenti nel territorio. Le persone del mio team si avvicinano quanto più possibile alle zone controllate dall’Isis per incontrare persone operative esterne (all’Isis) che lavorano all’interno. Questi nostri operatori negoziano con i sequestratori di donne e ragazze iazide. Questi negoziatori hanno la protezione di ayatollah e iman autoctoni che ancora hanno una grande influenza su molti civili che vivono all’interno di zone controllate dall’Isis. Le ragazze liberate vengono condotte verso gli operatori di CYCI. Dopo il primo soccorso, il nostro staff le intervista, registra, filma, prende le impronte digitali e tutte le prove sono conservate in un armadio blindato, non di facile accesso.

Il quotidiano israeliano di sinistra Haretz, il 30 luglio del 2015 ha dato ampio spazio alle motivazioni di Babasheik & Friends e tu hai invitato una giornalista a seguirti in Iraq. Come è andata a finire?
Ho invitato una giornalista, Efrat Lacheter, corrispondente per Ulpan Dhishi Canale 2 News che ha controllato e monitorato CYCI e tutte le mie azioni. Ha viaggiato nel nord dell’Iraq incontrando ed intervistando donne e bambini riscattati dalla cattività dell’Isis. Ha prodotto un filmato chiamato le “testimonianze dall’inferno”, così straordinario da commuovermi fino alle lacrime. E’ stata dimostrata la veridicità delle nostre azioni ed ha avuto molta presa in Israele. Sono stato davvero orgoglioso di me stesso! (come negarglielo, il merito è sì della squadra, ma perché esiste Steve Maman, ndr). La gente di Israele ha dato un grande supporto alle mie azioni. Quello che avrebbero dovuto darmi le persone della mia città. Ma la Torah dice che nessuno è profeta in patria. E proprio vero.

Ci sono altri filantropi che ti hanno aiutato o c’è stata incomprensione e competitività?
Questo è un punto molto dolente, non è questione di competitività, non c’è rivalità fra filantropi in generale, perché ognuno di noi sta cercando di aiutare l’una o l’altra causa. C’è stata invece una vergognosa competizione con filantropi del Kurdistan. Ci sono Iazidi in cerca di titoli onorifici per vantaggi politici, usano il genocidio in corso per vantaggi personali. Il mio caso è diverso, non ho alcuna aspirazione in Iraq o in Kurdistan. Quello che ho fatto l’ho fatto da semplice ebreo e questo li ha scocciati molto. A loro ho sempre detto che durante la Shoà non si è mai visto un ebreo fermare qualcuno che voleva far fuggire gli ebrei dai campi di sterminio. Ma non posso dire la stessa cosa per gli Iazidi. Alcuni di loro e certi kurdi sono stati davvero terribili.

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